domenica 23 agosto 2009

La costruzione viva


L'originalita' consiste nel tornare alle origini
Antoni Gaudí



Qualcosa in questo posto e' in continuo e
immobile movimento


Facce ad ogni finestra.
Mille occhi, l'abitazione che ti osserva.

Ossa, rami crescono e poi corrono, nelle mura; nutriti dalla luce che dentro vive.

Benvenuti nella casa che riflette

Il riflesso della volta celeste si incastra nel profilo.
Sembra che il cielo sia passato, lasciando colori da ogni tramonto.
Sembra che il vento sia passato, lasciando con la sua mano
la firma su ogni piega.

Le forme sono quelle di un mondo diverso.
Dove entriamo veramente mettendo piede in casa Batllo'?

Qualcosa si muove.

La luce si muove. Cade come acqua;

Diventa acqua, poi di nuovo luce.
Le gocce precipitano sul soffito,
sfidando le nostre idee e preconcetti

Ogni granello sbatte e si divide

polline di luce che porta il profumo
di colori che cambiano,
colori che si spezzano.

Si piegano a formare nuova vita,
si piegano naturali come onde.

Il pavimento si stende come un tappeto all'aria,
seguendo il ritmo ondulato del mare


Un'altra fonte luminosa si accende.

Le curve di ogni stanza prendono vita.
Si riescono a scorgere le venature, il fondo vivente di una pelle che respira.

Luci ancora, luci che non capisci da dove vengono. Da fuori? Nascono forse qui dentro?
E in noi riflettono qualcosa, perche' anche la citta' appena fuori sembra diversa.

Ma questo non e' il mondo che io conosco.

Creature mai conosciute vengono imitate da questa architettura. Mille oblo' si aprono su altrettante idee.

La schiena di un drago si scorge,
e la pelle di creature marine.

Cavalieri inesistenti combattono le loro irreali battaglie,
nel fumo oscuro della notte.

Catene attorcigliate al cielo, cadono giu' solo per proteggerti. La liberta' di qualche sogno,
e qualcosa che si risveglia anche dentro di te,
come la vita della Casa Battlo'


lunedì 17 agosto 2009

Il Tempo non esiste

"per corre­re cento metri, da ieri, bastano 9 secondi e 58 centesimi.
Non a un uomo. A Usain Bolt."

Gaia Piccardi
(Corriere della Sera - 17 agosto 2009)


Il Tempo non esiste piu'.
Almeno fino a ieri, uno poteva credere che esistesse. Che potesse perdurare, per sempre.


Invece il Tempo adesso - semplicemente - non esiste piu'.

Undici centesimi. Granelli minuscoli delle sabbie del Tempo, polvere che precipita nell'immensa clessidra del Destino. Stelle di una notte che si ripete solo una volta l'anno. E adesso mai piu'.
Undici pietre - pesantissime - sulla strada della Leggenda; sgretolate dal vento che segue l'uomo che ora la sta correndo.


Curioso scoprire che siano vissuti esattamente un anno. Undici centesimi.
Undici. Per un anno. Undici colpi di scalpello? Nulla piu' di una silenziosa pelle
sulla statua della Velocita'. Statua di perfezione, eterna incompleta. Uomini come Ussain continuano con i loro colpi di scalpello, undici colpi, un artista che impara i suoi gesti dal Vento.
Il tempo non esiste piu', la Statua si sgretola, consumata dal Vento, troppo forte ormai, sempre piu' prossimo ad una vera e propria bufera.


Ieri ho visto una pantera correre verso la preda.
Di certo non un uomo.
Nulla di piu' naturale. Correre verso la preda. Negli occhi qualcosa.
Qualcosa deve aver visto, per poter galoppare in quel modo. Desiderio, eternita', promesse o verita'? Tutto spazzato via, insieme a undici centesimi, verso un luogo dove non possono piu' essere.

Usain Bolt corre come nessuno ha mai fatto. Non fionda solamente la sua carne, non diventa soltanto proiettile, fulmine. Non lascia soltanto che il vento nasca nella sua forma.
Lui smuove qualcos'altro.
Lui spinge di forza - con la leggerezza di ogni lunghissima falcata - speranza e sogni delle persone comuni piu' avanti, verso luoghi che credevamo irragiungibili. Costringe gli occhi delle persone a seguirlo all'unisono, a riempire di emozioni giornate intere per soli e scarsi dieci briciole di secondi.

Mentre la domanda continua a corrodere i pensieri di tutti gli spettatori dell'intero pianeta: "Quant'e' il suo vero limite?". Ne avra' anche lui uno, no?
Glielo volevano chiedere tutti, appena finita la gara, quando lui continuava a volare tra il pubblico, nessuno riusciva a raggiungerlo, i grassocci cameraman e giornalisti sudavano invano sperando nella sua prima parola.
Ma come faceva a continuare la sua corsa cosi' dopo aver demolito il tempo, la storia e la leggenda in una gara del genere? Gli altri atleti che arrancavano per vedere le sue scarpe erano stremati.


Lui pero' non e' un uomo.
Usain Bolt ha cancellato il Tempo.

martedì 11 agosto 2009

Nuvole a forma di ricordi

Ricordiamo solo quello che non e' mai accaduto
Marina, Carlos Ruiz Zafon


Punte di dita. Scivolano, scorrono
imbevute di invisibile vivere, di giovane desiderio

Mani si confondono sulla pelle
impronte leggere mischiano colori
dipingono



Leggere ali, leggere. Tra soffi e violenza;

morsi che strappano cicatrici di vento
respiri stanchi, occhi chiusi, piccole farfalle agitate.
poi immobili



lunedì 3 agosto 2009

Secondo arrivo



È camminando che si fa il cammino.
Antonio Machado Ruis


Ho scoperto quanto è importante tornare una seconda volta in un luogo.

A Barcellona, cinque anni dopo la mia prima visita. Barcellona era uguale. Io, invece, ho vissuto la stanchezza di molti anni. Barcellona è ancora fresca, ancora una bella ragazza appena sbocciata nel fiore della bellezza.

Barcellona era uguale, io ero molto diverso. Barça - quindi - era diversa.

Appena il tempo di scaraventare da qualche parte i bagagli e già il pomeriggio mi chiamava, a camminare il mio cammino. Il sole alto, e tutti gli alberi della Rambla provavano ad abbracciarlo con i loro rami.
Sulla rambla ci sono due possibili velocità:

1) la velocità normale, ovvero di corsa. Sono le persone stanche di aver già camminato ore e ore sotto il sole, e non riescono più a tenere ritmi proibitivi. Ma ci provano lo stesso
2) la velocità folle, quelli che camminano senza essere alla Rambla. Corrono, a testa rivolta verso l'orizzonte, in cerca di una scritta "Traguardo". Hanno un appuntamento? Non con il destino direi.

Dimenticavo. Ci sono anche quelli fermi. Per fare foto, per guardare uno spettacolo. O per bere, oppure ancora per vendere qualcosa, dal cibo alla droga al posto in un locale imperdibile.
Ora che ci penso, ma ero per caso sordo l'altra volta che ero venuto? Come ho potuto ignorare così lo spagnolo, e il catalano in particolare! Le persone ti parlano come se qualcosa di gustoso si stesse sciogliendo nelle loro bocche. Lo spagnolo mette appetito.


Prima di farmi la doccia ho acceso la televisione, sul primo canale che mi è capitato. Un programma di cucina, con un uomo sulla cinquantina con barba bianca, la pelle bruciata, un vero spagnolo. Spiegava una ricetta che per quanto mi riguarda poteva essere tanto un Coniglio con pere e rape quanto Seppie con gallinacci.

Quel tipo era capace.
Divenne subito un corso di dizione.


Ho alzato il volume abbastanza da preoccuparmi di sentire presto proteste dai muri. Poi ho fatto la doccia con la porta aperta, ripetendo i magnifici e sconosciuti ingredienti, i necessari passaggi del cibo per diventare arte in Catalogna.Non è difficile ripetere lo spagnolo. Ma le parole e le frasi per uno che lo ignora come me, si perdono in fretta. Eppure c'è quella magia, pochi istanti dopo averle sentite, avidamente come nel mio stato d'animo.
Mi sentivo una persona migliore a parlare quello spagnolo che non capivo. Ripetevo le frasi un paio di volte; la prima con l'intonazione del mio grande maestro nella stanza di fianco. Poi con l'interrogativo finale: come se ogni frase fosse una domanda; l'ho ripetuta bene? Sono davvero sicuro di questa bollitura per poco più di dieci minuti nel tegame?Anche la bruschetta con le cipolle diventa un piatto incredibile se uno spagnolo vi spiega come farla.

Se da quelle velocità citate poc'anzi ne ideate qualcuna più vostra e più consona a gustarsi la Rambla, potreste allora incappare in un gioco con la sorte. Ovvero la pioggia di Foglie. Io ci speravo senza farlo troppo notare, ma poi una mi è arrivata casualmente in piena testa, è stato come ricevere l'illuminazione dalla mano di un albero, che altissimo ti spiega, a te - bimbo piccolo - come stanno le cose.E così ho scovato - nel momento di apertura mentale - l'unica cosa più bella della lingua spagnola. Ovvero un bambino che ti parla in spagnolo.

Beh, qualsiasi bambino eleva la propria lingua al meglio della forma, sono cose risapute.



In particolare il bimbo che guarda i pesci e i gabbiani sotto il ponte che corrono a festa sotto di lui quando lancia il pane, e poco dopo si gira verso l'orgoglioso padre per esternare la sua gioia incredula, e poi ancora riprende a catapultare molliche, quello, solo quello è il migliore spagnolo pronunciato su questo pianeta.
Arrivati alla fine della Rambla il vento cambia. Prima del tramonto il mare si sfinisce soffiando via tutte quelle persone, forse cerca attimi di intimità. Quell'alito fresco e sicuro che sale con la voce delle onde è impregnato di un odore intenso. Il ricordo della mia seconda volta.

Vi capita mai di sbagliarle tutte al primo tentativo? Poi nel secondo siete pronti, ormai conoscete abbastanza tutti gli errori per evitarli, no? Barcellona merita una seconda volta.