lunedì 19 ottobre 2009

Senza nome


 

Ho sempre amato il deserto.
Ci si siede su una duna di sabbia.
Non si vede nulla. Non si sente nulla.
E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio.
Antoine de Saint-Exupéry




Da "A horse with no name"

Ho attraversato il deserto
Su un cavallo senza nome
Era bello essere lontano dalla pioggia
Nel deserto
Non riesci a ricordare il tuo nome
Perché non c’è nessuno
Che ti possa procurare dolore


venerdì 16 ottobre 2009

Occhi nella notte, specchi nella notte.



Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.


Paris at night - J.Prevert


Non si conoscono, ma si ritrovano ora nello stesso letto,
a consumare in sogni e mondi diversi la stessa oscurità.

Eppure sono insieme.

Eppure una stessa onda scuote di soprassalto lei,
che urla dallo spavento, e lei travolta da questa onda finisce con il suo grido
su di lui, sul suo fianco, come su una spiaggia che accoglie la spuma stanca in riva.

Lei lo guarda ancora spaventata, lo stringe, il salvatore sconosciuto.
Mentre in fondo anche lui è un pò scosso. Due cuori che galoppano, e all'improvviso si scoprono.

Non sanno i loro nomi. Sono due ombre indefinite, forse anche a loro stessi.
Non c'è nessuna ragione per non pensare che siano due ombre fuse, in un'unica ombra.

A questo punto lei ricorda quella poesia di Prevert. Lei fuma. E ha un accendino.
Si smuove, torna a spaccare queste due ombre incerte, così fruga tra il buio e un giorno che non arriva.



La scintilla vicino alle sue labbra precede la fiamma, e le sue parole che la agitano: "Guardami, ricordami.".

La fiamma muore. "Ora descrivimi".
Lui non capisce, ma si sente interessato. Lei è bella. E merita di essere spiegata, soprattutto a se stessa.
Comincia così a descrivere il suo volto. Dettagli, all'inizio generali, poi più precisi.
Poi parole come baci.

Lentamente qualcosa accade nella sua voce; la notte si intrufola, si mischia anche lì, alla realtà di un momento, che già si dissolve nella eterna memoria del buio.

Così lei cambia, nel ricordo di lui, sfuma, un corpo che si scioglie come cera.
Nella sua testa, lei comincia a somigliare alla notte.

E lei ascolta, e vede di fronte uno specchio, uno specchio oscuro, nel quale si riflette con le parole che lui sussurra.

Lui descrive ora la notte, viva e silenziosa, bella e intrigante, infinita.

E lei la vede, ora, bene. Ci si immerge, come fa la luce della luna sul mare, sotto l'orizzonte.

mercoledì 14 ottobre 2009

La mia prima letterina

Nulla si regala tanto generosamente 
quanto i propri consigli. 
(François de la Rochefoucauld)

Caro Babbo Natale,

o potentissimo,

ti scrivo già da ora
così magari avrai più tempo per organizzarti nel soddisfare il mio unico desiderio.
E' un desiderio piccino piccino,
così piccolo che potremmo chiamarlo... un desiderio "nano"!

Ah, ma vedo che siamo già arrivati al nocciolo della questione....

sabato 10 ottobre 2009

ExChange informations (ovvero, ma che informazioni ci scambiamo?)

Quello di cui ho bisogno è un'informazione, 
non un'informazione utile, naturalmente, 
ma inutile. 
Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde


- Bene. Mi passeresti il tutto in un bel documento .DOC?

- Yes! Eccolo qua.

- Perfett.....ma che roba è sto coso? Estensione.... ODP??

- Si si, è quella di OpenOffice

- Ma dai!!! E cos'ho bisogno per aprirlo, di quella merdina di Linux????

- Parli per esempio di Ubuntu, quello gratiSSE? Ehm... veramente no, OpenOffice esiste anche per quella CAGAt....per il tuo efficiente e mai intrusivo MicroSoft WindowS-Vista. Ovvero il sistema operativo che hai pagato (senza chiederlo) nel prezzo del tuo NoteBook. E manco c'hai Office, c'hai Works. BellissssSSSSSssssimo.

- E così mi devo installare un nuovo programma per vederlo!?!?!?

- Potresti, perchè è gratuito. Tra noi due sei tu quello che usa un programma a pagamento. Significa tra l'altro che stai costringendo le persone - interessate ad aprire i tuoi files senza problemi di compatibilità - a pagare a loro volta, se non ti era ben chiaro prima.
Comunque ti prendevo in giro. OpenOffice può convertire anche nel formato Doc... tiè pirlotto.

martedì 6 ottobre 2009

Il fantasma del marinaio



[...] pensa a una nave, sa che è una città ma la pensa come un bastimento 
che lo porti via dal deserto , un veliero che sta per salpare [...]
Le città invisibili, Italo Calvino


Il Tempo ha soffiato la Notte sul cielo, come polvere.

E il cielo adesso sembra un mare profondo, che la città naviga silenziosamente.
La stanchezza forma echi e onde verso chissà quale spiaggia.
Domani mi sveglierò, inconscio della città sulla quale potrò spalancare le finestre.


Verso dove navighiamo, inconsapevoli?
La luce apre l'orizzonte mentre siamo altrove.

Ogni giorno è una città,
Un nuovo giorno sta salpando.
Il tempo esiste ancora, o è solo vento negli occhi, nelle vele.

Sulla volta celeste del mattino resta la scia di spuma e nuvole;
prova come i sogni ci abbiano smossi,  su passi strani di una danza antica.


Ma qualcosa deve ancora accadere, i pensieri si sbriciolano in granelli.
Il movimento della vita affonda in questa sabbia, approdando su spiagge deserte.
Le onde ancora ci arrivano, e ci richiamano a tornare


lunedì 5 ottobre 2009

InKgiustizia

La legalità è la premessa del dibattito politico,
o almeno dovrebbe esserlo.
La premessa e non il risultato.

Roberto Saviano

C'è mai stata prima in italia una protesta per la libertà di scrivere, la libertà di opinione?
Di solito non faccio politica, non ne sono capace.
Ma il nostro paese, adesso, non è diverso da una massa di Topi che seguono il suono di un flauto.


Cito le riflessioni proprio di Roberto, tratte dal suo ultimo articolo su Repubblica:

Chi ha votato per l'attuale schieramento di governo considerandolo più vicino ai propri interessi o alle proprie convinzioni, può guardare con indifferenza o approvazione questa valanga che si abbatte sugli stessi meccanismi che rendono una democrazia funzionante? 
Non sente che si sta perdendo qualcosa?

Il paese sta diventando cattivo. Il nemico è chi ti è a fianco, chi riesce a realizzarsi: qualunque forma di piccola carriera, minimo successo, persino un lavoro stabile, crea invidia. E questo perché quelli che erano diritti sono stati ridotti quasi sempre a privilegi. 

È di questo, di una realtà così priva di prospettive da generare un clima incarognito di conflittualità che dovremmo chiedere conto: non solo a chi governa ma a tutta la nostra classe politica. Però se qualsiasi voce che disturba la versione ufficiale per cui va tutto bene, non può alzarsi che a proprio rischio e pericolo, che garanzie abbiamo di poter mai affrontare i problemi veri dell'Italia?

La fonte è questa

giovedì 1 ottobre 2009

La scuola della Grande Truffa

La scuola è una fabbrica di echi gestita dallo stato.
Norman Douglas


Abbiamo appena messo piede qui dentro e le palesi differenze non tardano a svegliarci.
Cominciamo col dire che noi non siamo proprio abituati a queste principesse in borghese.
Sono abituato a quelle svestite in tv, non a queste appena uscite dal suddetto apparecchio per studiare in incognito.


Nemmeno a essere così palesemente ignorati al gabbiotto delle informazioni ci siamo abituati.

Un acquario senza acqua, con tre delle principesse a mollo come pesci d'esposizione. Il gabbiotto non le sfama, ma le impegna, giocano con un paio di utensili, telefono e pc i più gettonati.

Il mio amico insiste nell'attesa di improbabile attenzione oltre il vetro, non riusciamo a trovare l'aula. Mentre io mi guardo in giro.


Ho la sensazione di isolato accentramento da videoripresa in un film.
Girata vorticosa dell'obiettivo verso le ampie arcate. Cicaleccio di ragazzi...no no, ragazze direi, soprattutto ragazze! Eh si, siamo a statistica, mi ripeto, è ormai tardi per scoprire fino in fondo quanto ho sbagliato parametri nella scelta del percorso di studi.



Primo giorno del nuovo corso. Materia esterna in una facoltà esterna.
Una buona facoltà esterna, secondo i miei criteri più recenti.
Ma le sorprese non finiscono qui; trovata l'aula, entrando si vedono solo facce da matricola. Questi ragazzi sono freschi freschi di liceo. Miodio.

Arriva la "prsssorè" ('professoressa' finemente tagliato e cesellato dal gergo studentesco).
Ci manca solo la collettiva alzata in piedi, l'aola e la standing ovation e il viaggio nel passato si sarebbe potuto dire terminato.

La prssssssorè è anzianotta. Ha il microfono, ma lo appoggia sulla cattedra e poi parla. Geniale.
Non si sente nulla, fa avvicinare e sedere tutti ai primi banchi. Mi perdo nella folla di sbarbatelli. I posti non sono a gradinata.
Eccomi qui, come più di dieci anni fa. Apra il registro prsssssorè.


Lo sapevo che interrogava me! Ma guardi quanti sono, proprio me?? Ho ancora una giustificazione per questo mese no?
Vabbè mi metta 2, faccia quello che le pare, mandi a chiamare i miei.

L'ansia mi sale. La lezione è terribile come negli anni delle scuole superiori, concetti stupidi, cenni storici, interpretazioni personali e discutibili della prrssssorè sulla inevitabile politica legata a quegli avvenimenti; frasi in semplice italiano che vengono fraintese dalla mediocre scolaresca. La prssssorè severa ci chiede l'analisi grammaticale di quello che diciamo. Miodio due.


E a un certo punto mi punge qualcosa. Mi sveglio dalla sensazione di deja-vu, respingo con forza  la sensazione di oppressione che mi dava la scuola in quegli anni, per concentrarmi sulla puntura. Qualcosa mi ha infilato il pungiglione velenoso nei pensieri, un fastidioso, irritante sospetto. Gratto le idee, mi gratto anche un pò la testa.

Ma il nostro sistema scolastico è stato ottimizzato per rendere imbecille la popolazione?