lunedì 3 agosto 2009

Secondo arrivo



È camminando che si fa il cammino.
Antonio Machado Ruis


Ho scoperto quanto è importante tornare una seconda volta in un luogo.

A Barcellona, cinque anni dopo la mia prima visita. Barcellona era uguale. Io, invece, ho vissuto la stanchezza di molti anni. Barcellona è ancora fresca, ancora una bella ragazza appena sbocciata nel fiore della bellezza.

Barcellona era uguale, io ero molto diverso. Barça - quindi - era diversa.

Appena il tempo di scaraventare da qualche parte i bagagli e già il pomeriggio mi chiamava, a camminare il mio cammino. Il sole alto, e tutti gli alberi della Rambla provavano ad abbracciarlo con i loro rami.
Sulla rambla ci sono due possibili velocità:

1) la velocità normale, ovvero di corsa. Sono le persone stanche di aver già camminato ore e ore sotto il sole, e non riescono più a tenere ritmi proibitivi. Ma ci provano lo stesso
2) la velocità folle, quelli che camminano senza essere alla Rambla. Corrono, a testa rivolta verso l'orizzonte, in cerca di una scritta "Traguardo". Hanno un appuntamento? Non con il destino direi.

Dimenticavo. Ci sono anche quelli fermi. Per fare foto, per guardare uno spettacolo. O per bere, oppure ancora per vendere qualcosa, dal cibo alla droga al posto in un locale imperdibile.
Ora che ci penso, ma ero per caso sordo l'altra volta che ero venuto? Come ho potuto ignorare così lo spagnolo, e il catalano in particolare! Le persone ti parlano come se qualcosa di gustoso si stesse sciogliendo nelle loro bocche. Lo spagnolo mette appetito.


Prima di farmi la doccia ho acceso la televisione, sul primo canale che mi è capitato. Un programma di cucina, con un uomo sulla cinquantina con barba bianca, la pelle bruciata, un vero spagnolo. Spiegava una ricetta che per quanto mi riguarda poteva essere tanto un Coniglio con pere e rape quanto Seppie con gallinacci.

Quel tipo era capace.
Divenne subito un corso di dizione.


Ho alzato il volume abbastanza da preoccuparmi di sentire presto proteste dai muri. Poi ho fatto la doccia con la porta aperta, ripetendo i magnifici e sconosciuti ingredienti, i necessari passaggi del cibo per diventare arte in Catalogna.Non è difficile ripetere lo spagnolo. Ma le parole e le frasi per uno che lo ignora come me, si perdono in fretta. Eppure c'è quella magia, pochi istanti dopo averle sentite, avidamente come nel mio stato d'animo.
Mi sentivo una persona migliore a parlare quello spagnolo che non capivo. Ripetevo le frasi un paio di volte; la prima con l'intonazione del mio grande maestro nella stanza di fianco. Poi con l'interrogativo finale: come se ogni frase fosse una domanda; l'ho ripetuta bene? Sono davvero sicuro di questa bollitura per poco più di dieci minuti nel tegame?Anche la bruschetta con le cipolle diventa un piatto incredibile se uno spagnolo vi spiega come farla.

Se da quelle velocità citate poc'anzi ne ideate qualcuna più vostra e più consona a gustarsi la Rambla, potreste allora incappare in un gioco con la sorte. Ovvero la pioggia di Foglie. Io ci speravo senza farlo troppo notare, ma poi una mi è arrivata casualmente in piena testa, è stato come ricevere l'illuminazione dalla mano di un albero, che altissimo ti spiega, a te - bimbo piccolo - come stanno le cose.E così ho scovato - nel momento di apertura mentale - l'unica cosa più bella della lingua spagnola. Ovvero un bambino che ti parla in spagnolo.

Beh, qualsiasi bambino eleva la propria lingua al meglio della forma, sono cose risapute.



In particolare il bimbo che guarda i pesci e i gabbiani sotto il ponte che corrono a festa sotto di lui quando lancia il pane, e poco dopo si gira verso l'orgoglioso padre per esternare la sua gioia incredula, e poi ancora riprende a catapultare molliche, quello, solo quello è il migliore spagnolo pronunciato su questo pianeta.
Arrivati alla fine della Rambla il vento cambia. Prima del tramonto il mare si sfinisce soffiando via tutte quelle persone, forse cerca attimi di intimità. Quell'alito fresco e sicuro che sale con la voce delle onde è impregnato di un odore intenso. Il ricordo della mia seconda volta.

Vi capita mai di sbagliarle tutte al primo tentativo? Poi nel secondo siete pronti, ormai conoscete abbastanza tutti gli errori per evitarli, no? Barcellona merita una seconda volta.

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